Perché su Malacandra non esiste la guerra?


[Il filologo terrestre Elwin Ransom cerca di scoprire se a Malacandra, pianeta popolato da ben tre specie “razionali”, esista la guerra. Non conosce però i termini con cui spiegare al hross Hyoi cos’è la guerra, così cerca di approcciare l’argomento a partire dalle cause: la scarsità di risorse, magari provocata da un aumento della popolazione]

“(…) Ma perché dovremmo avere più figli?” Non era facile rispondere. Alla fine Ransom domandò:”Per i hrossa, l’atto del procreare non è un piacere?””Un piacere grandissimo, Huomo. È quello che noi chiamiamo amore”.
“Se una cosa gli procura piacere un huomo vuole ripeterla molto spesso, e quindi possono nascere più figli di quanti sia possibile nutrire”.
Hyoi impiegò parecchio a capire il nocciolo della questione. Poi disse lentamente:
“Vuoi dire che potrebbe volerlo fare non solo un anno o due, ma molte volte nella vita?”.
“Sì”.
“Ma perché? Sarebbe come voler mangiare tutto il giorno, o dormire dopo che si è già dormito. Non capisco”.
“Mangiare si mangia ogni giorno. Ma l’amore, tu dici, nella vita di un hross viene solo una volta?”.
“Però gli riempie tutta la vita. Quando è giovane deve cercare la sua compagna; poi la deve corteggiare; poi genera i figli e li alleva; poi ricorda e rivive dentro di sé tutto quello che è stato e lo trasforma in poesia e in saggezza”.
“Quindi il piacere deve accontentarsi di ricordarlo?”.
“Ma questo è come dire: “Il mio cibo devo accontentarmi di mangiarlo””.
“Non capisco”.
“Un piacere è un piacere completo solo nel ricordo. Tu, Huomo, parli come se il piacere fosse una cosa e la memoria un’altra, invece sono tutt’uno. I séroni potrebbero spiegartelo meglio, ma non meglio di quanto potrei fare io con una poesia. Quello che tu chiami ricordo è l’ultima parte del piacere, come il crah è l’ultima parte di una poesia. Quando noi due ci siamo incontrati, l’incontro, in sé, è durato un attimo, è stato un nulla. Ora, nel nostro ricordo, sta diventando qualcosa. Ma noi ne sappiamo ancora pochissimo. Quello che sarà nel mio ricordo il giorno in cui io mi stenderò a terra per morire, e quello che opera e opererà dentro di me ogni giorno fino ad allora, questo è il vero incontro. L’altro è stato solo l’inizio. Tu dici che ci sono poeti nel tuo mondo. Non vi insegnano queste cose?”.
“Alcuni, forse” disse Ransom. “Ma anche di una poesia, un hross non desidera mai risentire un verso che gli è parso meraviglioso?”.
Purtroppo la risposta di Hyoi toccò uno di quegli aspetti del malacandriano che Ransom non aveva ancora afferrato. C’erano due verbi che, per quel che ne capiva, significavano entrambi desiderare o bramare, ma i hrossa li consideravano molto diversi, quasi opposti. In sostanza, Hyoi sembrava voler dire che tutti sentivano il desiderio (wondelone) di una cosa simile, ma nessun hross sano di mente poteva desiderarla (hluntheline).
“La poesia è un ottimo esempio” continuò Hyoi. “Il verso più splendido diventa tale solo grazie ai versi che seguono; se si tentasse di tornare indietro e di ripeterlo lo si troverebbe meno bello di quel che si pensava, lo si distruggerebbe, insomma. Quando la poesia è bella, naturalmente”.
“E se è distorta, Hyoi?”.
“Nessuno starebbe a sentirla, Huomo”.
“E l’amore in una vita distorta?”.
“Come può esserlo la vita di un hnau (essere cosciente e razionale, ndr)?”.
“Vuoi dire che non ci sono hrossa distorti?”.
Hyoi rifletté un momento, e poi disse: “Ho sentito parlare di qualcosa del genere. Si dice che talvolta un cucciolo, a una certa età, si mette a fare cose strane. Ho sentito di uno che voleva mangiare la terra; quindi potrebbe anche esserci, da qualche parte, un hross che vuole prolungare gli anni dell’amore. Non ne ho mai sentito parlare, ma potrebbe essere. Invece ho sentito una cosa ancora più strana: c’è una poesia che parla di un hross vissuto molto tempo fa, in un’altra handramit, che vedeva tutto doppio: due soli nel cielo, due teste sul colle, e alla fine, dicono, fu preso da un tale delirio che desiderò due compagne. Non pretendo che tu mi creda, ma la storia dice proprio che amò due hressni”.
Ransom si fece pensieroso. Questa specie, se Hyoi non stava mentendo, era casta e monogama per natura. Ma era poi così strano? Sapeva che certi animali hanno una specifica stagione degli amori; e se la natura poteva compiere il miracolo di indirizzare l’impulso sessuale all’esterno, perché non sarebbe potuta andare oltre e fissarlo istintivamente su un singolo oggetto, senza dover ricorrere alla morale? Ricordava anche, vagamente, di aver sentito parlare di specie “inferiori” di animali terrestri che erano monogame per natura. Comunque era ovvio che tra i hrossa la fertilità incontrollata e la promiscuità erano rare quanto le più rare perversioni. E finalmente si avvide che non erano i hrossa a rappresentare un enigma, ma la sua stessa specie. Che i hrossa avessero questi istinti poteva sorprendere un poco; ma come mai somigliavano tanto agli ideali mai raggiunti cui tendeva la specie Uomo, eternamente dilaniata e schiava di istinti così deplorevolmente diversi? Qual era la storia dell’Uomo? Ma Hyoi aveva ripreso a parlare.
“Indubbiamente” diceva “siamo stati creati così da Maleldil. Se tutti avessero venti figli non ci sarebbe abbastanza cibo. E come potremmo sopportare la vita e lo scorrere del tempo se continuassimo a rimpiangere un certo giorno o un certo anno; se non sapessimo che ogni giorno della vita riempie l’intera vita di speranza e di ricordo, e che speranza e ricordo sono quel giorno?”.

[Out of the silent planet, Lontano dal pianeta silenzioso, C.S. Lewis]

Informazioni su ishramit

Ai tempi della scuola materna passavo il tempo a giocare con Peter Pan e inventavo canzoncine per Gesù Bambino; il primo giorno delle elementari approfittai di un momento di assenza della maestra per andare alla lavagna e mettermi a spiegare agli altri bambini come si scrivevano le lettere. Una ventina di anni dopo, ho ormai smesso le cose da bambino. Tutti si sono meravigliati quando all'improvviso decisi di formarmi per fare il maestro elementare, quando iniziai a scrivere fiabe, quando decisi di consacrarmi per dedicare il mio tempo ad ascoltare i vagiti di Gesù Bambino.

Pubblicato il 5 agosto 2013, in Citazioni con tag , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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