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La sconfitta dei tedeschi vista da Tolkien. Il godimento degli orchi e la vittoria delle macchine

“Ho appena sentito le notizie […] I russi a 60 miglia da Berlino. Pare che presto potrebbe succedere qualcosa di decisivo. La terribile distruzione e miseria di questa guerra aumentano di ora in ora: distruzione di ciò che dovrebbe essere (e in effetti è) la ricchezza comune d’Europa e del mondo, se l’umanità non fosse così inebetita, ricchezza la cui perdita riguarderà tutti noi, vincitori o meno. Eppure la gente prova gusto a sentire delle code interminabili, lunghe 40 miglia, di miserabili rifugiati, donne e bambini che si riversano verso ovest, morendo per strada. Sembra che non restino sentimenti di misericordia o compassione, né immaginazione, in quest’oscura ora diabolica. Con questo non intendo dire che nella situazione attuale, creata principalmente (ma non solo) dalla Germania, non sia tutto necessario e inevitabile. Ma perché provarne gusto! Dovremmo avere raggiunto un livello di civiltà in cui potrebbe essere ancora necessario giustiziare un criminale, ma senza gioirne, e senza impiccare sua moglie e suo figlio accanto a lui mentre la folla di orchi ride sguaiatamente. La distruzione della Germania, seppure cento volte meritata, è una delle catastrofi mondiali più terribili. Bene, bene: tu e io non possiamo farci nulla. E questo dovrebbe essere un’indicazione di quanta colpa si possa giustamente pensare di imputare a un qualsiasi cittadino di un paese che non faccia parte del suo governo. Bene, sembra che la guerra delle macchine stia giungendo al suo inconcludente capitolo finale; lasciando, ahimè, tutti più poveri, molti in lutto o mutilati, milioni di morti, e un solo trionfatore: le macchine. Mentre i servi delle macchine stanno diventando una classe privilegiata, le macchine diventeranno estremamente più potenti. Quale sarà la loro prossima mossa? […]

Con tutto l’affetto di tuo padre.”

[J.R.R.Tolkien, lettera al figlio Christopher del 30 Gennaio 1945]

7 PASSI VERSO LA CRESIMA

SULLE ORME DI SAN JOSÈ SÀNCHEZ DEL RIO

PASSO I

Il bambino diventa uomo

In preparazione alla tua cresima ti propongo di conoscere San Josè Sànchez del Rio, giovanissimo martire messicano recentemente canonizzato da Papa Francesco, per diversi motivi che nel nostro percorso scopriremo uno ad uno, un po’ alla volta.

Intanto un dato fondamentale è questo: quando ha vissuto il suo martirio, Josè aveva soltanto quattordici anni, quindi all’incirca la tua età. Era stato un bambino come lo sei stato tu, era andato a scuola, aveva dovuto ubbidire ai genitori, aveva frequentato il catechismo, passava il tempo con gli amici del suo villaggio e, magari proprio come te, iniziava ad impegnarsi in un’associazione giovanile, che in quegli anni era l’ACJM, l’Associazione Cattolica della Gioventù Messicana fondata da Anacleto Gonzales Flores, un altro martire cui accenneremo la prossima volta.

Naturalmente i testimoni della sua vita hanno messo in luce soprattutto gli indizi della futura santità, ma – come sarà sicuramente anche per te – non mancavano le bravate, la più ”celebre” di tutte ai danni del parroco: pare infatti che, insieme al suo amico Juan Garcia Gàlvez, che lo raccontò durante il processo per la causa di beatificazione, si spinse ad usare il povero sacerdote come bersaglio per il lancio della frutta.

L’infanzia di José, tuttavia, non poté durare quanto la tua, perché la sua vita sarebbe stata condizionata da una sanguinosa guerra civile: il Messico non era mai stato un paese pacifico, ed in quegli anni il regime massonico di P. E. Calles aveva deciso di applicare in pieno i principi anticlericali ed anticattolici presenti nella Costituzione, iniziando una vera persecuzione della Chiesa. I sacerdoti nati all’estero furono deportati, agli altri fu vietato di portare segni di riconoscimento, iniziarono violenze e abusi da parte dello Stato e ben presto il culto fu sospeso e ai cattolici messicani rimasero soltanto le messe clandestine. Ma il Messico, per quanto governato dai rivoluzionari anticlericali, era un paese in massima parte cattolico, e moltissimi si ribellarono con le armi.

Anche Sahuayo, il paese di José, fu coinvolto nella vicenda: pare che fossero tutti membri della Lega per la Libertà Religiosa, e anche José si impegnò con la sua associazione – che cercava ancora di opporsi al governo con metodi pacifici – nella speranza di preservare la libertà di fede e di culto.

Quando però, il primo agosto 1926, l’esercito federale marciò su Sahuayo, tutta la città insorse per difendere le sue chiese che stavano per essere violate: José era in mezzo a loro, e si rese conto che il tempo dei giochi e degli scherzi per lui era finito. Suo fratello maggiore, Miguel, si arruolava tra i ribelli e lui insisteva per seguirlo, ma di questo parleremo la prossima volta.

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Se vuoi la pace, educa alla guerra

Se vuoi la pace, educa alla guerra.

Sono decenni ormai che i vecchi (dentro o fuori non fa differenza) che governano il mondo ci ammorbano con il pacifismo. E quale sarà la conseguenza? La guerra, e chiunque sappia qualcosa della gioventù lo capirebbe.
È stato un gravissimo errore storico parlare di “giovanilismo” per gli eventi della fine degli anni 60, per gli hyppie, il “peace and love”, per la contestazione studentesca partita con l’avversione per l’ennesima guerra in Vietnam. L’unica cosa “giovanile” di tutta quella faccenda era la guerra alla generazione precedente, l’odio tribale (descritto magistralmente dall’etologo Konrad Lorenz che poté osservarlo in quegli anni) di una cultura contro un’altra. Ma nessuna delle due culture poteva essere giovane: il trauma della seconda guerra mondiale aveva invecchiato all’improvviso tutto l’occidente, ed il confronto era tra una generazione di persone vecchie culturalmente e fisicamente (quella che la guerra l’aveva fatta) e una di persone giovani fisicamente ma vecchie culturalmente (quella che venne dopo).
Il vero giovanilismo non fu in quegli anni, ma per tanto tempo si è fatto finta di dimenticarlo. Ora ne è passato di tempo e possiamo ricordare: pensate a chi è che faceva pellegrinaggi alla tomba di Carducci perché l’Italia entrasse nella Grande Guerra, erano forse gli anziani?
Furono i giovani, gli studenti universitari, perché è nella natura dei giovani fare la guerra, è una forza che pulsa nel sangue tanto quanto l’istinto sessuale.
La Chiesa questo l’ha sempre saputo. E così come la pulsione erotica viene equilibrata dalla vita contemplativa (e non fa meraviglia che la “rivoluzione sessuale” sia avvenuta in primo luogo in quelle terre che, perduta l’Eucaristia, avevano cercato di combattere le deviazioni dell’istinto sessuale con la sola repressione puritana), quella aggressiva trova il suo equilibrio nella vita ascetica.
La Chiesa non ha mai proposto la “pace” ai suoi giovani, sa bene che lo spirito umano non è adatto alla pace, soprattutto quando è ancora forte e focoso. Nel medioevo i popoli europei erano giovanissimi e di fatti si facevano la guerra ininterrottamente, e cosa fece la Chiesa? Inventò la cavalleria. Diede ai giovani un codice d’onore, una regolamentazione dell’attività militare, un’ascesi della battaglia. Si doveva fare la guerra soltanto per buone ragioni, e questo era indispensabile per evitare che i giovani cristiani si ammazzassero tra di loro. Si trovò, insomma, un nemico diverso: a volte l’invasore islamico che minacciava le terre cristiane, altre il bandito, il nemico dell’ordine pubblico. Insomma, chi aveva scelto di fare del male al prossimo e aveva così rinunciato alla tutela. La guerra si poteva fare, si poteva combattere, ma doveva esserci una grande disciplina.
Oggi non siamo nel medioevo e i popoli europei non sono più giovani ma decrepiti, ora si parla di pace perché in Europa sono quasi tutti vecchi. Ma verrà un giorno in cui le generazioni che oggi sono in su con gli anni spariranno, e i giovani (autoctoni o non) torneranno ad costituire una fetta importante della società, e allora vorranno fare la guerra. E se parlate con i giovani di oggi vi accorgerete che non potrebbe essere altrimenti: siamo pieni di guerrieri repressi così come nell’800 (era in cui persino il cattolicesimo acquisì tratti puritani) era pieno di puttanieri repressi (e non a caso fu l’era del romanticismo).
Il mondo esploderà in una nuova rivoluzione e i nostri giovani si ammazzeranno l’un l’altro per il solo gusto di farlo. E non essendoci più una disciplina militare, non essendoci più una “nazione” o un “ideale” per cui combattere sarà tutto più violento e grottesco di quanto sia mai stato.
Ecco allora che oggi serve una cavalleria ancora più che allora, nel senso che serve ascetismo, ma non il solo ascetismo sessuale e puritano che ci ha portato a questo schifo che imperversa oggi, ma un ascetismo integrale: i giovani vanno educati alla guerra.
Una guerra che è quella di cui si è sempre parlato nella Chiesa dai tempi di San Paolo (per non andare troppo indietro Emoticon grin ), la guerra contro i tre nemici: la carne, il mondo, Satana.
I giovani di domani saranno cavalieri o assassini, proprio come quelli di oggi sono in bilico tra il mistico e il giocattolo sessuale. Dovranno imparare che la vita è una guerra e che per la pace ci sarà tempo solo dopo la morte, e che ogni minuto in cui saranno sorpresi a ritrarre le armi dal combattimento contro i loro tre nemici li porterà più vicini a trafiggere un amico o un fratello per il semplice motivo che non sapranno contenersi.
Tanti cristiani oggi combattono contro la sessualizzazione della società, contro l’omosessualismo e la dissoluzione dei costumi: malattie di popoli e culture senili, destinate alla morte. Avranno il coraggio di armare i loro figli? Di parlare del modo giusto di combattere oltre che del modo giusto di amare? Ricordatevi che se è vero che vostro figlio rischia di dannarsi giocando con il piacere sessuale è anche vero che avrà occasione di pentirsi e di smettere. Ma se uno si fa ammazzare mentre gioca con un’arma rimane poco da fare. Non perdiamo d’occhio il male di oggi ma non bendiamoci a quello di domani.
Alle nuove generazioni farà schifo tutto questo pacifismo, questo “volemose bene”, e diventeranno assuefatti persino al piacere erotico. Allora scoppierà la vera bomba.
E se volete conferme di tutto questo intervistate i giovani europei che si arruolano nell’Isis: è probabile che a pochi di loro interessi qualcosa di Allah, ma quelli islamici sono popoli dallo spirito ancora giovane e attirano questa gioventù repressa che non capisce quel che vuole.
Ma il nostro problema è che anche la Chiesa, in europa, è mentalmente senile.

Sono nauseato.

Sono nauseato.

Solo questo, il risultato delle prime due ore di questa mattina passata nel grigio mercato di piazza d’armi, poi davanti al solito terribile giornalismo italiano, per di più accompagnato da uno snervante aerosol.

Sono nauseato, e fino a qualche momento fa non sapevo perché, avevo soltanto davanti qualche immagine, immagini che ormai mi sparano davanti agli occhi da anni, più o meno da quando sono nato.

Sono nauseato, perché un mondo che non è né caldo né freddo merita soltanto di essere vomitato. E la nausea viene prima del vomito, o dopo.

Penso che sia soprattutto una cosa a nausearmi, ed allo stesso tempo ad impedirmi di leggere un qualsiasi libro che non abbia almeno una sessantina d’anni, la stessa cosa che mi spinge a leggere Corazzini e Pascoli, con la cui visione del mondo non posso essere d’accordo, perché chiaramente erano due persone con poca speranza. Eppure la loro poesia mi ammalia.

Perché? Ma ecco, non cambiamo discorso, la domanda era: cosa? Leggi il resto di questa voce

Una sirena

A S.C.

Mamma…!
È ancora buio
e tu non sei qui
non sei con me
e ti cerco
e ti chiamo
e tu non rispondi.

Volevo chiederti cos’è stato:
un tuono?
il terremoto?
forse un mostro?
Ho paura
mamma
dove sei.

Dimmi ti prego
che sto ancora sognando.
Ecco, ti sento:
tu preghi che il tuo bambino
sogni solo gli angioletti
e non abbia più paura.

Ora li vedo
e non mi fa più male.

Perché su Malacandra non esiste la guerra?

[Il filologo terrestre Elwin Ransom cerca di scoprire se a Malacandra, pianeta popolato da ben tre specie “razionali”, esista la guerra. Non conosce però i termini con cui spiegare al hross Hyoi cos’è la guerra, così cerca di approcciare l’argomento a partire dalle cause: la scarsità di risorse, magari provocata da un aumento della popolazione] Leggi il resto di questa voce

Quell’orfanotrofio al di là dell’oceano…

Il cosiddetto ban

Per una storia digitale dell’indifferenza

 

I più malati avranno riconosciuto al volo la struttura del titolo: non ho interesse a nasconderne la provenienza, e saperne qualcosa gioverà alla comprensione di questo post.

Konrad Lorenz, il pluricitato etologo austriaco, premio nobel per la medicina e la fisiologia eccetera eccetera, scrisse nel ’63 un testo rivoluzionario, destinato a far scalpore all’interno della comunità scientifica e pure fuori: “Il cosiddetto male. per una storia naturale dell’aggressività” Perché? Ma perché Lorenz sosteneva che il “male” non esistesse in quanto tale, ma solo in quanto manifestazione di moduli comportamentali inadeguati all’ambiente in cui l’animale (o l’uomo) si trova ad agire. Lorenz ci parla infatti di aggressività, ci mostra le funzioni assolutamente indispensabili che essa ricopre nel contesto della sopravvivenza della specie e mette a nudo il fatto che l’uomo non sia così aggressivo per un sarcastico scherzo della natura, ma semplicemente perché sfuggito dal contesto in cui quell’aggressività si rivelava utile e ben condotta.  Leggi il resto di questa voce