Immagini, comandamenti e cazzate.


“Non ti farai scultura e alcuna immagine né di quello che è su in cielo, né di quello che è quaggiù sulla terra, né di quello che è in acqua, sotto terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai, perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso che punisce la colpa dei padri sui figli, fino alla terza e quarta generazione, per quelli che mi odiano, ma che fa grazia a migliaia per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.” (Es 20, 4-5)

“Non ti farai figura scolpita di qualsiasi genere: di ciò ch’è in alto nei cieli, di ciò ch’è in basso sulla terra e di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non li adorerai e non li servirai. Perché io, il Signore tuo Dio, sono un Dio geloso che punisce l’iniquità dei padri sui figli, sulla terza e quarta generazione di coloro che mi odiano, ma fa grazia fino alla millesima generazione di coloro che mi amano e osservano i miei precetti” (Dt 5, 8-10)

Perché, vi chiederete, ho qui citato i due passi, pressoché identici, relativi al primo comandamento così come riconosciuto dalla Chiesa Cattolica?

Prima di iniziare vi preannuncio che questo sarà un articolo noioso, se non siete interessati potete anche chiuderlo.

Ebbene, torniamo alla domanda. Questi versetti sono spesso ribaditi da soggetti piuttosto particolari, che tutti possiamo riconoscere come eccellenti appartenenti della categoria “cucù e ciarlatani”, e che li portano all’attenzione dei loro lettori semplicemente per irritare chi conosce l’argomento e confondere chi non lo conosce, convinti (ma spero di no) di essere così furbi da essere stati gli unici ad essersi letti pochi versetti dell’Esodo o del Deuteronomio così da poter dire: chi tiene un crocifisso in casa andrà all’Inferno; il Papa e tutti i vescovi sono idolatri; i cattolici sono contraddittori.

Un’immagine di fronte alla quale amo crogiolarmi nelle mie turpi pratiche di idolatria.

Così, nonostante le prime due affermazioni possano essere sostenute (errando, a mio parere) anche da persone “serie” e dotate di pensiero critico, la terza è fondamentalmente una cazzata, per diversi motivi.

Dato che ho già letto diverse volte chiacchiere futili su questo argomento, cercherò di chiarire come stanno le cose una volta per tutte.

Il primo comandamento (e faccio notare a tutti che, da che mondo è mondo, la numerazione dei comandamenti l’hanno sempre fatta i sacerdoti e mai Dio stesso, che la suddivisioni in versetti esiste solo dai tempi del Medioevo occidentale e che, soprattutto, non mi importa un fico secco di come numerano i comandamenti gli ebrei o i cristiani di altre confessioni) è sintetizzato, nel CCC (Catechismo della Chiesa Cattolica) in “Non avrai altro Dio all’infuori di me”, ed è fondamentalmente il comandamento contro l’idolatria (che, come abbiamo visto nel post “La Vanità” è per diversi motivi il più importante, nonché condizione sufficiente degli altri nove). Nella sua formulazione completa include l’ammonimento contro le immagini di ciò che è in cielo, di ciò che è in terra, e di ciò che è ovunque, insomma.

Come molti sapranno, fondamentalmente quei versetti sono stati intesi, nella tradizione ebraica, come il divieto di creare qualsiasi tipo di immagine della Divinità (“Poiché non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull’Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita, perché non vi corrompiate e non vi facciate l’immagine scolpita di qualche idolo”), ed è di fatto questo il concetto più importante: l’uomo non può creare immagini di Dio, fondamentalmente perché l’uomo non ha idea di come sia fatto Dio, né ha, a quanto pare, il diritto di averla.

Ma a cosa si deve questo comandamento? Cosa si intende per “fare immagine” di qualche cosa? Torniamo per un attimo un po’ “indietro” con le pagine, al libro della genesi, nel primo punto in cui l’autore del testo biblico ricorre al termine “immagine”: leggiamo Dio che crea “a sua immagine” Adamo, ovvero, in termini un po’ più semplici ma meno corretti, infonde nella polvere da cui ricava il golem un po’ della sua essenza. E l’Uomo prende vita, diviene immagine di Dio nel mondo, ma questo post non serve a constatare quanto ed in che senso l’uomo sia immagine di Dio (benché l’argomento sia estremamente affascinante, devo ammetterlo).

Il punto è che l’unica immagine ammessa di Dio Padre è l’uomo stesso, e non l’immagine di un uomo, ma l’uomo in carne ed ossa, vivente, amante, creante. Ne viene necessariamente che nessun oggetto che sia morto, inerte ed insensibile possa essere immagine di Dio, ed essendo l’uomo incapace di creare un uomo (o, più correttamente, lo Spirito che è nell’uomo) l’uomo è anche incapace di creare l’immagine di Dio.

Perché, quindi, vietare di creare immagini della divinità? Semplice, perché creare l’immagine della Divinità significa ILLUDERSI di averla creata, ma soprattutto presumere, con estrema superbia, di essere padroni della Divinità, di poterla comandare, di poterle pure dare un nome (in senso biblico) e poterla manovrare come si vuole. Questo è un idolo, e questo è adorare un idolo: servire un oggetto a cui si attribuiscono caratteristiche divine, affinché quell’oggetto, che sarebbe la divinità stessa (agli occhi dell’idolatra) risponda ai comandi.

Poiché, dunque, non è la volontà dell’uomo quella che conta ma la volontà di Dio, l’idolatra è un essere fondamentalmente malvagio che vuole imporre la propria volontà SOPRA quella di Dio, al punto che il culto dell’idolo diventa, prima di ogni cosa, culto di sé stessi (con conseguenze drammatiche, aggiungo io).

Bene, direte, allora hanno ragione gli ebrei (sì che hanno ragione! Ma in un altro senso), i luterani (spero di non sbagliarmi) e i ciarlatani, i cattolici sono idolatri che pregano figure vuote per ottenere benefici.

Beh, qualcosa di vero c’è: anche le immagini dei cattolici sono “vuote”, e spero vivamente che nessuno arrivi a dire che il crocifisso che ha in camera “è Gesù” o che la statuetta della Madonna sia effettivamente la Madonna, o che l’immagine di questo o di quel santo sia l’equivalente del santo in carne ed ossa sul comodino. Sembra assurdo, vero, ma è questo che si intendeva con “immagine” nei tempi in cui quei libri furono scritti, i culti contro cui scrivevano i primi autori ebraici erano culti estremamente incentrati sulle immagini, e l’ebraismo doveva operare una forte cesura, doveva distaccarsi dalla superstizione di chi si credeva così grande da poter comandare un Dio (è lo stessa causa dell’astio storico contro la stregoneria, se ci fate caso).

Ma se quelle immagini non sono “immagini”, a che serve averle? Ecco, il punto è qui, i cattolici usano delle immagini mentre gli ebrei no, eppure la pensano allo stesso modo, cos’è cambiato?

Non serve girarci attorno troppo a lungo: è cambiato che Dio stesso è sceso in terra nella persona del Figlio, e che quella persona è, da allora, un riferimento ben più fisico e vivo di ogni singola parola dell’esodo e del deuteronomio, è più parola di Dio il battito di ciglia di Cristo che tutta la Torah, perché Cristo è la nuova immagine, il nuovo Adamo, un’immagine che, liberamente, ha scelto di compiere il proprio mestiere nel più perfetto dei modi: essendo Dio.

Dato che Cristo è Dio, davvero prostrandoci di fronte a Cristo ci prostriamo di fronte a Dio, davvero pregando Cristo preghiamo Dio, Cristo però non è un essere inanimato, facilmente controllabile, Cristo è una persona che ribadisce sempre la propria volontà, e che più spesso spinge chi lo prega ad agire secondo la volontà divina, piuttosto che agire secondo la volontà di quello.

Piccolo ripassino: con l’Immagine di Dio, gli uomini, i giudei, cosa ci hanno fatto?

Lo hanno ucciso.

Insomma, quel popolo che così stupidamente si era fatto il vitello d’oro ai piedi del Sinai e aveva fatto incazzare come una bestia Mosè solo perché voleva l’immagine di un Dio, si ritrova davanti l’Immagine autentica, vera, pura, e cosa fa? La distrugge, compie il più grande sacrilegio che sia mai stato compiuto in tutta la storia dell’universo, ed è DAVVERO Dio che muore quello, non è un pezzo di coccio che si rompe, non è un mucchio d’oro che viene fuso, quell’Uomo è il VERO Uomo ed il VERO Dio, e lo uccidono.

Tuttavia, Dio risorge in tre giorni, dimostra che anche avendo l’Immagine di Dio gli uomini NON hanno il potere di farci quello che vogliono, e che la volontà divina prevale a prescindere dalla volontà umana.

Poi si arriva al giorno di pentecoste, giorno in cui lo Spirito Santo discende sui discepoli, e da lì su ogni uomo che lo accetti. Cosa centra? Come cosa centra? Lo Spirito Santo è Dio stesso, Dio che entra nell’uomo e, se due più due fa ancora quattro, se lo Spirito Santo discende sugli apostoli e se Paolo può dire “non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me” significa che Cristo, l’Immagine di Dio, è ancora nel mondo (nonostante l’ascensione) e che vive negli uomini, anch’essi immagini di Dio, ma meno perfettamente poiché corrotti dalla mancanza di persuasione nell’accettare la volontà di Dio stesso. Se l’Immagine di Dio vive negli uomini, tramite lo spirito santo, il nuovo scopo dell’uomo diventa nient’altro che divenire immagine di Dio estremamente simile alla più perfetta, che è Cristo, e dunque far vivere Dio nel mondo.

Ebbene, abbiamo ora visto che le immagini di Dio, dopo l’epoca ebraica, in realtà esistono, ed esistono nell’incarnazione del Figlio e nello Spirito che vive nei Santi, nella Chiesa e ovunque lo si lasci vivere ed operare.

Manca un ultimo punto, quello che interessa quei ciarlatani di cui si parlava.

Cosa sono, dunque, le immagini che usa la Chiesa Cattolica? Durante il Concilio di Nicea fu riconosciuto che “incarnandosi, il Figlio di Dio ha inaugurato una nuova « economia » delle immagini”, questo perché, dal momento dell’incarnazione, l’immagine non ritrae più qualcosa che nessuno ha mai visto né ha il diritto di vedere (Dio), ma realtà storiche: Cristo, la Madonna, i Santi. Quando un cristiano prega guardando un’immagine, il cristiano NON prega l’immagine! Quell’immagine ritrae la persona a cui si riferisce per coinvolgere più facilmente chi la vede nel rapporto con quella, ma è chiaro che chi prega in questo modo usa l’immagine proprio come chiunque usa una fotografia, per richiamare più facilmente alla mente il volto di una persona cara, che esiste a prescindere da qualsiasi immagine. Tommaso d’Aquino, nella Summa Theologiae, in questo è molto chiaro: « Gli atti di culto non sono rivolti alle immagini considerate in se stesse, ma in quanto servono a raffigurare il Dio incarnato. Ora, il moto che si volge all’immagine in quanto immagine, non si ferma su di essa, ma tende alla realtà che essa rappresenta »

Questa è sempre stata la visione della Chiesa Cattolica, una visione che chiaramente rigetta qualsiasi interpretazione letteralista dei testi sacri, e se volete tacciare di incoerenza la Chiesa perché non segue alla lettera un libro che non riconosce come perfetta ed intoccabile immagine di Dio (perché SOLO CRISTO, in quanto vero Dio e vero Uomo, ma soprattutto in quanto Vivente può assumere un tale ruolo) e che non riduce, quindi (seguendo il ragionamento già proposto più sopra), ad un idolo e a strumento della volontà umana, sappiate che siete fuori strada: nella Chiesa cattolica NON si adora la Bibbia come NON si adora nessun idolo, a tal punto che, come cristiano, potrei (finché non lo faccio per odio nei confronti di Dio o di qualcosa a lui legato) bruciare una, dieci, cento, mille, milioni di Bibbie e non sentirmi assolutamente in difetto, perché Dio non è lì dentro.

Chiamatemi pure blasfemo, ma uccidere un ammasso di inchiostro e cellulosa non è nemmeno lontanamente altrettanto grave quanto uccidere un essere umano, sia anche egli il peggiore degli esseri umani, perché la Bibbia non è il mio Dio. L’uomo, invece, in un certo senso lo è:

“In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.”

Triste e meschino è chi serve un idolo quando può servire Dio, sia l’idolo ferro, oro, rame, ceramica, pietra o carta.

Informazioni su ishramit

Ai tempi della scuola materna passavo il tempo a giocare con Peter Pan e inventavo canzoncine per Gesù Bambino; il primo giorno delle elementari approfittai di un momento di assenza della maestra per andare alla lavagna e mettermi a spiegare agli altri bambini come si scrivevano le lettere. Una ventina di anni dopo, ho ormai smesso le cose da bambino. Tutti si sono meravigliati quando all'improvviso decisi di formarmi per fare il maestro elementare, quando iniziai a scrivere fiabe, quando decisi di consacrarmi per dedicare il mio tempo ad ascoltare i vagiti di Gesù Bambino.

Pubblicato il 31 Maggio 2012, in Bibbia, Riflessioni con tag , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 2 commenti.

  1. Un bun lavoro Michele! L’ho condiviso in bacheca!

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  2. S-P-E-T-T-A-C-O-L-A-R-E

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