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Impara a urlare prima – Il Cefaloforo

«Anne, vieni. Devo dirti delle cose che devi sentire solo tu.»

La bimba arrossì e sorrise. Gli occhi sottili di Denis non si scollavano nemmeno per un momento dai suoi, non le lasciavano scelta. Guardò verso la mamma, stava ancora facendo la sua predica a Thomas. Solo per qualche minuto poteva andare.

Annuì. Denis sorrise come il sole.

Si sedettero tra le radici di un grande albero, nascosti a qualsiasi sguardo. Denis respirava forte.

«Anne, tu sei piccola come me e quindi mi capisci. Anche se non parli. Non mi importa se parli, basta che ascolti e non ridi come fanno loro. Non devi pensare che scherzo. Se sei d’accordo stringimi il dito.»

Allungò l’indice verso di lei, senza girare la testa. Lei gli prese tutta la mano e la strinse tra le sue.

«Non sono bravo a giocare al cattivo, altrimenti non saresti venuta qui.» si schernì «Tu guardi bene negli occhi, lo so. Lo dice anche Zach. Sai che non sono cattivo. Ancora. È solo un gioco. Quindi se faccio cose strane è solo perché… Mi è venuto in mente di fare il cattivo con te. Di togliermi…»

Deglutì.

«Hai capito? Se hai capito stringimi la mano.»

Lei strinse la mano e sorrise. Lui la guardò con la coda dell’occhio. L’orecchio gli diventò rosso come il fuoco.

«Tu sorridi, vedi solo un bimbo sciocco ma… Non lo devo fare. Quello non è un gioco, è essere cattivo. E io non voglio essere cattivo. Ti ho chiesto di venire qui per dirti che se lo faccio devi metterti a urlare. Devi smetterla con questo gioco di stare zitta e chiedere che mi prendano a bastonate. Hai capito?»

Lei gli strinse la mano.

«Lo farai? Ti metterai a urlare?»

Strinse di nuovo.

«Ci credi che è solo un gioco, vero? Non dirai alla tua mamma quello che ti ho detto? Secondo te sono cattivo per davvero o per gioco?»

«Sei buono. Hai gli occhi buoni.» sussurrò lei. Denis sfilò via la mano e si coprì la testa col cappuccio.

«Grazie, Anne. Mi ricorderò per sempre la tua voce. Ma non devi guardarmi troppo. Sai cosa diceva il Padre? Che i giochi che uno fa, dicono chi diventerà. E se io gioco a fare il cattivo, vuol dire che diventerò cattivo. E quando divento cattivo tu devi scappare via, perché non voglio farti del male. Ma quando diventerò cattivo vorrò farti male. E allora tu scappi, e non ci pensi più a me. E anche se ho gli occhi buoni non importa. Va bene?»

Anne non rispose. Denis allungò la mano verso di lei, alla cieca. Le toccò quasi la faccia. Lei si sentì triste, ma poi le passò. Gli prese il polso e lo tirò finché lui non si girò. I suoi occhi erano buoni. Lo abbracciò. Gli baciò la guancia. Era calda.

«A… Anne… Stai giocando a fare la cattiva? Io… Voglio finire di parlare. Fammi parlare.»

Era così buffo. Teneva gli occhi chiusi per riprendere fiato.

«Io… Un giorno diventerò cattivo. Tu non lo sai, quindi non puoi dire di no, devi ascoltarmi. Tu dovrai scappare, andare lontano, aspettare finché non sarò morto. E quando sarò morto mi perdonerai. Mi perdonerai? Se sorridi mi perdonerai.»

Lo vide aprire gli occhi come una fessura. Brillavano. Li richiuse.

«Bisogna perdonare quelli che sono morti. Era la cosa che ti dovevo dire per forza, prima che non riesci più ad ascoltarmi. I miei genitori sono morti, io lo so.»

Riaprì gli occhi. Anne non riuscì più a sorridere e lo abbracciò.

«Non mi importa se sono stati buoni o cattivi. Se sono un figlio di puttana come Thomas, o se mi hanno buttato via perché pensavano che ero cattivo, come Zach. L’importante è soltanto che li perdono. Perché se io li perdono, anche Dio li perdona. E se Dio li perdona, allora giocheremo insieme in paradiso. Per questo ti volevo parlare, perché tu devi perdonare me, altrimenti non potrò giocare in paradiso con i miei genitori. Mi capisci?»

Lei lo strinse forte.

«Non dimenticarti di perdonarmi, ti prego. Non quando sarò morto. Non perdonare uno che è morto, è la cosa più cattiva che si possa fare. Io non sarò mai così tanto cattivo. Bisogna arrabbiarsi con quelli che fanno le cattiverie finché sono vivi, bisogna dire tutte le cose brutte che si pensano finché ti possono sentire. Ma poi bisogna perdonare, non dare fuoco ai morti. Lo capisci, vero? Tu che stai sempre zitta… Mettiti a urlare prima, e non dopo. Va bene? Dillo alla tua mamma. Fatti insegnare a urlare prima.»

[Il Cefaloforo]

Potrebbe essere un primo piano raffigurante persona e bambino